Il 18 marzo 1848 ebbero inizio le Cinque giornate di Milano durante le quali la popolazione insorta si liberò dal dominio austriaco
I moti rivoluzionari del 1848 si diffusero a macchia d’olio fino a raggiungere i territori lombardi. A Milano il 18 marzo la popolazione avanzò richieste di autonomia nel corso di una manifestazione pacifica. Ben presto però le rivendicazioni assunsero toni aspri e la manifestazione si tramutò in rivolta. Inizialmente i combattimenti in strada non videro prevalere nessuna delle parti. Il feldmaresciallo Radetzky, rifugiatosi nel Castello Sforzesco, organizzò una retata contro i ribelli. Vedendo che la situazione non volgeva a vantaggio degli austriaci, si mostrò favorevole a venire in contro alle richieste dei ribelli. Questi ultimi si organizzarono nei combattimenti, armandosi come meglio potevano e disseminando vetri rotti lungo le strade per non permettere il passaggio della cavalleria austriaca. Il 21 marzo si costituì un Governo provvisorio presieduto da Gabrio Casati. A questo punto Radetzky propose una tregua, ma fra i milanesi prevalse la linea democratica che voleva il proseguimento della lotta. Radetzky quindi si ritirò e i ribelli riuscirono a scacciare gli austriaci. Carlo Alberto potè dunque proclamare la liberazione. Dalle “Cinque giornate” sarebbe scaturita la prima Guerra d’indipendenza che nei mesi successivi darà avvio al Risorgimento italiano.