Se i giovani prendono in mano il loro futuro

 In Europa la disoccupazione giovanile tocca il 25%, il 40% solo in Italia, a conferma che il lavoro giovani rappresenta oggi un nodo cruciale dell’attuale crisi che minaccia di trasformarsi in assenza di sviluppo e crescita per il futuro.

A questo scopo la Commissione Europea organizza ed investe in seminari, workshop e formazioni sull’imprenditoria giovanile considerandola chiave di volta per la creazione di nuove opportunità lavorative per i giovani europei.

In questo clima ci sono giovani che da tempo hanno iniziato a mettere a servizio della società le loro competenze in ottica di aumentare opportunità per le loro carriere offrendo al contempo occasioni per il futuro dei coetanei.  Con questo spirito nasce Think Young, un think thank europeo nato nell’ottica di , coniugando lo spirito imprenditoriale  e professionale dei singoli, rispondendo a un esigenza sociale: portare i giovani al centro del dibattito politico.

Ai microfoni di OpenMag si racconta il responsabile Andrea Gerosa.

Andrea, cosa è Think Young? 

Quali sono le ricerche recenti che avete svolto? Cosa pensano i giovani?

Ci siamo occupati di due tematiche principalmente, una sull’educazione. Una cosa che chiama skills mismatch, ovvero il problema dei giovani ed in Europa è un problema crescente, che seguono un certo percorso di studi e poi fanno un lavoro che non ha niente a che vedere con quello che hanno studiato, è una condizione molto comune in tutta Europa ed è un problema enorme perché obbliga da una parte i ragazzi a fare qualcosa per cui non sono appassionati, dall’altra obbliga le imprese a spendere molti soldi per formarli. Un ‘altra più sulle start up e l’imprenditorialità abbiamo monitorato quella che è l’attitudine dei giovani europei verso il fallimento e verso tutte quelle che sono le possibilità di fare impresa, fallire e poi ricominciare. Questi sono i lavori che abbiamo fatto ultimamente.

Perché occuparsi di questi temi? Qual è la mission dell’organizzazione?

Da chi è composta la vostra organizzazione?

In questo momento siamo 24 in ufficio copriamo quasi tutta l’Europa, abbiamo ragazzi tedeschi, francesi, spagnoli che magari hanno studiato da un’altra parte ma che sono poi venuti a Bruxelles a studiare, iniziamo ad avere anche studenti fuori dall’Europa. In questo momento abbiamo uno stagista americano dagli Stati Uniti, e due stagisti cinesi.

Dedicare il proprio tempo ad attività per quello che è il così detto “Terzo Settore” può contribuire a sviluppare le proprie carriere e le proprie competenze?

Ad oggi i 24 giovani che lavorano in think young sono tutti retribuiti, c’è una piccola parte di ragazzi che viene in maniera volontaria magari una volta alla settimana, che magari lavorano o studiano ma che vogliono essere coinvolti in un’attività di studio e di ricerca di associazione, no profit. Vero è che think young, dopo qualche anno che siamo di base a Bruxelles, dopo che la gente e le istituzioni soprattutto riconoscono il valore di quello che facciamo è diventato forse uno dei posti migliori per un ragazzo per cominciare un certo tipo di carriera i quella che è Bruxelles, in quella che è l’istituzione Europea, e tanti dei nostri ragazzi stanno da noi uno due anni e poi vengono presi dai centri ricerche dalle migliori fondazioni o dalla commissione e dal parlamento. Quindi si, il terzo settore è e può essere un luogo da dove partire per affinare le proprie competenze e la propria carriera.

Partendo da quelle che sono le ultime due ricerche fatte da voi, quindi il problema delle skills mismatch e dall’attitudine al fallimento, cosa consigliereste ai giovani?

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